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CHOPIN E L’ITALIA (a cura di J. Miziołek)

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Fryderyk Chopin, salvo che a Genova, non mise mai piede in terra italiana. Tuttavia già nel 1827 sognava di partire per l’Italia. Il 13 aprile del 1829 suo padre scrisse in merito a quel desiderio del figlio al ministro dell’istruzione pubblica del Regno di Polonia. (…)

“L’idea della presente pubblicazione è nata nel 2010 quando insieme con due collaboratori del Museo dell’Università di Varsavia stavamo concludendo il libro Chopin Among Artists and Scholars e un documentario con lo stesso titolo. Durante il nostro lavoro, col quale volevamo far omaggio a Fryderyk Chopin in occasione del bicentenario della sua nascita, notai che sia il libro di Ludwik Bronarski Chopin et l’Italie (1947), sia la pubblicazione di Gastone Belotti e Wiarosław Sandelewski Chopin in Italia (1977) erano non solo diffcilmente reperibili, ma anche un po’ invecchiati. Dei testi presenti in questo volume risalgono al 2010, l’anno dei grandi festeggiamenti chopiniani, quelli di due professoresse dell’Istituto di Musicologia dell’Università di Varsavia che inseriamo in questa pubblicazione: il saggio di Zofia Helman su Carlo Evasio Soliva e quello di Alina Żórawska-Witkowska sull’importanza della musica italiana nell’opera di Chopin. Io stesso, con la collaborazione di Leonardo Masi, ho tentato di mostrare, al di fuori dell’ambito strettamente musicale, la componente italiana dell’ambiente varsaviano ai tempi del grande compositore polacco. Il testo di Żórawska-Witkowska era stato scritto per una mostra chopiniana all’Università degli Studi di Catania, curata dal Museo dell’Università di Varsavia. In quell’occasione, nel novembre del 2010, potemmo non solo approfondire i rapporti tra Chopin e Vincenzo Bellini, ma anche fare la conoscenza del Prof. Dario Miozzi, che ci promise un testo su Arturo Benedetti Michelangeli e Maurizio Pollini come grandi interpreti italiani della musica di Chopin. Il lavoro del Prof. Miozzi si è protratto per poi fermarsi (per il momento) a un lungo saggio che affronta solo l’esperienza di Pollini.

Nel frattempo due altri italiani ci hanno inviato i loro testi: il Maestro Giuseppe Tavanti e Michele Sganga, giovane allievo dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Il primo ha scritto sul modello pianistico chopiniano nel salotto italiano, mentre il secondo sui rapporti tra Chopin e Rossini. Tramite il Prof. Zbigniew Skowron ho potuto conoscere nel 2013 il Prof. Jean-Jacques Eigeldinger che per il nostro volumetto ha preparato il testo intitolato Venezie immaginarie. Appunti sulle barcarole di Chopin. Lo stesso Prof. Skowron ha acconsentito ad adattare per la nostra pubblicazione un suo testo sulla musica italiana a Varsavia ai tempi di Chopin. Infne, nei primi dell’estate di quest’anno, il Dott. Artur Szklener ha sviluppato le sue osservazioni, basate su un capitolo del suo dottorato del 2008, sull’impatto della musica di Bellini su quella di Chopin e ci ha inviato il suo testo. Così, nell’arco di cinque anni, è nato questo piccolo libro cui è stato aggiunto nell’Appendice un mio testo che esplora i rapporti del grande musicista polacco con l’Università di Varsavia e descrive la casa della famiglia Chopin tra le mura di quell’istituzione. Lo scopo di questo testo è – tra l’altro – quello di verificare una delle opinioni controverse espresse da Belotti nel suo importantissimo libro F. Chopin, l’uomo (1974). In esso lo studioso sosteneva che Chopin al di fuori della musica fu uomo mediocre, privo di qualsiasi interesse e di maggiori nozioni sulla letteratura, sulle lingue estere e sulle belle arti. Alla luce del libro Chopin Among Artists and Scholars (2010), che ho pubblicato insieme al Dott. Hubert Kowalski, vicedirettore del Museo dell’Università di Varsavia, appare evidente che il genio del pianoforte aveva degli interessi abbastanza vasti, in particolar modo nelle belle arti, fin dagli anni del Liceo di Varsavia e poi all’Università. Il testo pubblicato nell’Appendice offre una sorta di riassunto del suddetto libro.”

(Introduzione di Jerzy Miziołek)

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(arb)

Redazione
Siamo polacchi ma da tantissimi anni viviamo in Italia. Ci unisce la passione per la storia.

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