L’articolo di Alessandro Koltonski (Aleksander Kołtoński) intitolato “L’arte di L. Skoczylas”, dedicato allo xilografo polacco Władysław Skoczylas (1883-1934), è stato pubblicato nel 1924 sulla rivista L’EROICA (Quaderno 84, p. 32-36) LEGGI ONLINE>>>
Ladislao Skoczylas è fra gli xilografi polacchi nella rifiorita arte del bulino incontestabilmente il primo.
Primo per l’abilita dell’intaglio, egli lo è anche come disegnatore, pensatore e poeta. La sua arte originalissima nasce spontanea dalla sua anima innamorata, che s’immedesima coi soggetti rappresentati attraverso un quasi subcosciente processo di allucinazioni artistiche, piene di atroci sofferenze e sfrenate gioie, d’inafferrabili sottigliezze sentimentali ed inesprimibili nostalgie.
Un suo Cristo sulla croce, un San Sebastiano legato tra una fitta selva di alberi jeralici, sono drammi che ci toccano fino al dolore. La relazione poi fra i due mondi, quello della realtà e quello del mistero, è espressa in modo addirittura magistrale. Non si sa infatti se siano, per esempio, le frecce che trapassano il corpo scarno del povero santo oppure l’inesorabile destino dell’esistenza, provoca la tragedia del martirio.
Le danze dei banditi dello Skoczylas, le sue cacce e i suoi baccanali ci trascinano in un giro delle strane sensazioni frenetiche. Nelle sue melanconiche scene d’amore invece una sconfinata angoscia ci opprime quasi, ma nello stesso tempo ci commuove. Ricordiamo qui una stampa veramente meravigliosa rappresentante Janosik, il tanto decantato eroe popolare della Tatra, colla sua compagna, un lavoro paragonabile soltanto ad un notturno di Chopin. Il temibile bandito-cavaliere è stretto alla sua donna. L’avvolge con un braccio. Non la guarda – la sente col suo bel corpo forte, mentre che il suo sguardo acuto di falco si perde nelle lontananze, spiando il pericolo. Ed essa stringendoglisi appresso con tutta la voluttà delle giovani sue forme, lo segue con gli occhi tristi e rassegnati che dicon tutto – amore ed abbandono per la vita e per la morte.
Un’altra, “Gli amanti”, potrebbe chiamarsi “La Melancolia” – perché, sebben così diversa, ci rammenta in modo strano la meravigliosa stampa del grande Dürer. – Sul fondo di un’incomparabile paesaggio notturno, stanno seduti, stretti uno all’altro, due amanti – ancora lo stesso Janosik colla regina del suo cuore spavaldo: anche qui abbandono e mestizia indescrivibili. improntano le loro figure spandendosi attorno, come sulle onde del vento, lontano lontano e commuovendo persino la stessa indifferenza della natura… Così amarsi sanno soltanto quelli per quali l’amore è tutto. Non ostante l’aristocratica sua originalità, l’arte di Ladislao Skoczylas è arte popolare, nel più nobile senso della parola. L’artista, sprofondandosi negli abissi inesplorabili dell’anima collettiva della sua terra, ne riproduce il sostrato, traducendolo in uno stile personalissimo, ma rappresentandolo nella più stupenda sua grandiosità ed immacolata purezza.
La questione dello stile è poi nell’arte dello Skoczylas, come in tutti, il cardine. Ristretta per la sua natura nei mezzi plastici, la xilografia risolve in modo tutto particolare i maggiori problemi pittorici, dando ad alcuni di essi valori speciali. Anzitutto l’elemento decorativo, si mette qui in prima linea, rendendo facile l’elaborazione di uno stile indipendente, nel quale proprio l’arte del bulino possiede una delle sue risorse più efficaci, tanto se si tratta di affermazioni collettive, come, per esempio, nella xilografia giapponese, quanto di espressioni individuali come in Alberto Dürer, Beham ed altri.
Skoczylas risolve la questione in modo semplicissimo e geniale. Uscendo dalle forme primitive della pittura popolare, specialmente quella sul vetro, tanto caratteristica in Polonia, egli seppe fondere queste forme coll’elemento decorativo dei puri motivi grafici e creare uno stile forte e personale, che giustificherebbe già quel grande interessamento che l’arte sua risvegliò non solo in Polonia ma anche all’estero. All’immobilità, a volte quasi scultorea, del fondo lo Skoczylas contrappone la flessibilità movimentata delle cose vive – figure e piante – ottenendo in questo modo delle armonie di una musicalità squisitamente equilibrata. La relazione ritmica tra figura e paesaggio diventa in questo modo per il suo stile un problema centrale. Le sue figurazioni, ben dominando il paesaggio del piano posteriore colle loro dimensioni, si direbbe quasi sproporzionale, non lo soffocano affatto. Anzi, lo raccolgono piuttosto in sè come nel fuoco di una lente astratta, rispecchiandone rispettosamente l’anima profonda. Un po’ accarezzante, specialmente nelle rappresentazioni religiose, lo stile dello Skoczylas è sobrio nelle composizioni, così ben definite nella loro magnifica precisione. Nel trattamento e nella suddivisione poi dei chiaroscuri egli è davvero un maestro: non teme nè i contrasti più vaghi nelle aureole dei fuochi accesi sul fondo di una cupa notte autunnale, nè le sfumature più delicate di nubi trasparenti, sopra una taciturna campagna addormentata.
Tecnicamente il taglio è netto e sicuro, ma nello stesso tempo morbido e carezzevole. La sovrapposizione dei piani e delle linee, le combinazioni più varie delle righe, larghe e approfondite, e a volte sottili ed appena accennate, sostituendo spesso ogni altro effetto pittorico, creano colle loro combinazioni elementari, effetti di una grande magia. Anche il problema dell’aria è trattato dallo Skoczylas in modo perfetto. Le vibrazioni impercettibili si intuiscono nel ritmo delle righette più o meno profondamente incise e nelle leggiere inclinazioni delle cime degli abeti che il vento smuove propagandosi. Bisogna veramente essere, come lo Skoczylas, innamorato delle magnifiche bellezze di Podhale, la parte polacca della Tatra, per comprender grandezza del suo paesaggio, che dà il tono a quasi tutte le sue xilografie. Vi è qualche cosa di religioso nel suo amore per questa pittoresca catena dei Carpazi, che lo affratella agli abitanti di questa terra ancora quasi vergine e l’avvicina ai cultori primitivi dell’originalissima sua arte decorativa.
Le linee stesse così mosse delle figurazioni dello Skoczylas rappresentano per sè un forte motivo decorativo, il cui effetto, a volte un po’ esuberante, viene smorzato da semplici contorni floreali . Anzi la tendenza alla semplificazione, così del lato decorativo come di quello formale delle sue composizioni rappresenta uno dei caratteristici pregi della sua arte. Come i grandi xilografi tedeschi del cinquecento, che egli conosce a fondo, lo Skoczylas cerca di condurre tutti i fenomeni rappresentati a espressioni puramente, lineari a ciascuna delle quali corrisponde un valore particolare e ben definito. Ogni righetta vive qui una sua vita indipendente e personale : associandosi poi nell’insieme a mirabili quadri profondamente studiati in ogni particolare.
Non soltanto per cose poco tangibili come le fiamme del rogo attraverso cui eseguiscono i loro strani balli i banditi montanari della Tatra o il fumo che pigramente si spande dai camini delle casupole sperdute fra le scarpate rocciose dei monti; o l’acqua dei rapidissimi ruscelletti, oppure le grigie nubi che avvolgono pesantemente il gigantesco macigno del Monte Giewont; ma persino per fenomeni inafferrabili, come il vento, che durante le lunghe notti dei più tenebrosi autunni inchina aritmicamente le cime flessibili dei larici e degli abeti, lo Skoczylas intuisce sempre la più adeguata espressione lineare. Là dove gli altri non arrivan neppure coll’aiuto del colore, lo Skoczylas coi soli mezzi della sua arte semplificatrice raggiunge effetti sorprendenti. Egli spesso sottolinea i contorni al modo degli xilografi primitivi: non perché d’un rinforzo lineare abbia bisogno l’impeccabile suo disegno, ma per maggior efficacia rappresentativa.
Un significante equilibrio dinamico segna poi quelle composizioni tanto nel loro insieme quanto nelle loro relazioni coll’elemento puramente decorativo. Alla mancanza delle congiunzioni visibili si sostituisce qui l’armonia delle vibrazioni impercettibili dell’aria. Tutti gli elementi grafici vengono intuiti come semplici traiettorie, attraverso le quali si effettuano le fusioni più perfette e persuadenti.
Bisogna riconoscere, come un certo segno di parentela colla xilografia primitiva polacca, – oltre la macchia nera come motivo d’arricchimento, specialmente nel trattamento del fogliame e dei motivi ornamentali, – anche la colorazione delle stampe dello Skoczylas, la quale perde qui naturalmente l’antico suo valore di riempimento obbligatorio dei piani vuoti, al posto dei moderni effetti dei contrasti bianco-neri e dei soliti chiaroscuri. Essa infatti non è che rilievo cromatico dei contorni.
L’espressione del motivo centrale delle sue opere viene da lui concepita come problema dominatore, ed assorbe quasi tutti i suoi sforzi d’artista e pensatore, che relega sul piano secondario ogni carattere aneddotico. L’essenziale è dunque il momento emotivo, che arricchisce in modo sensibile le possibilità delle sue espressioni artistiche ed entra tanto nel trattamento delle figure umane quanto della natura viva e morta. Le stesse commozioni che danno carattere ai volti rudi e severi dei suoi eroi montanari, avvolgono d’un’atmosfera tutta speciale i suoi paesaggi e mettono un fascino insolito nelle sue ornamentazioni floreali. La natura selvaggia dell’alta montagna, ma anzitutto la vita libera e semplice del suo abitante buono e gioviale. anche se prepotente, e non ancora toccato dal baco divoratore della cultura, rappresentano la fonte prediletta di quelle commozioni.
Per ciascun momento della vita lo Skoczylas sa trovare sempre nuovi, originalissimi valori grafici con una generosità veramente signorile.
E se una nobile elevatezza di stile e di concezione rappresenta il motivo plastico delle sue composizioni religiose, una spavalda e sfrenata vivacità caratterizza le sue rappresentazioni di giuochi e divertimenti popolareschi: tanto diverse dalle sue scene idilliche , nelle quali la stessa sensualità volge le braccia bramose degli amanti ed i rami assetati degli alberi. Altro ancora appare nei nostalgici suoi paesaggi, dove l’amore per la terra nativa innalza l’artista sulle vette del lirismo e dà alla grigia realtà l’incanto della più bella delle favole.
Artista insuperabile, Skoczylas passerà sicuro alla storia della xilografia come uno dei più grandi maestri di quest’arte cosi aristocratica, ma nello stesso tempo così semplice e così a portata di mano di quanti nell’intimità colla bellezza vedono uno dei più degni scopi della vita.
ALESSANDRO KOLTONSKI
(arb)
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