La 111ª Compagnia Protezione Ponti sulla base del modello britannico era composta di tre plotoni. Ogni plotone era formato da tre squadre (genieri d’assalto, assalto e supporto), da cellule di combattimento e da cellule di approvvigionamento (poczet bojowy dowódcy kompanii, poczet gospodarczy). Il reparto non possedeva né la comunicazione radio né una squadra d’infermeria. Questi compiti furono assegnati durante l’azione agli osservatori di artiglieria, dotati di apparecchi di comunicazione e che godevano di stretta cooperazione con le unità di assistenza medica. Dopo la creazione del Raggruppamento Commando (Zgrupowanie Commando) nel giugno 1944, furono utilizzati i servizi delle trasmissioni e sanitari della 1ª Indipendente Compagnia Commando – 1 Samodzielna Kompania Commando (leggi anche: I commandos polacchi a Capracotta e Pescopennataro)
Dal 24 aprile 1944, il 2° Corpo d’Armata Polacco iniziò a sostituire le truppe britanniche nel massiccio del Monte Cassino – Monte Cairo e la 111ª Compagnia Protezione Ponti ricevette l’ordine di spostarsi da Roccasicura nell’area del raggruppamento delle truppe polacche.
La compagnia polacco-italiana, dopo essere stata trasportata da Roccasicura, fu posta sotto le tende in un uliveto a sud-est di Venafro vicino a un torrente che si univa al fiume Volturno. In questo accampamento la compagnia subì un ulteriore addestramento sovversivo e di genieri e fu in gran parte armata dei moschetti automatici italiani Beretta. Sulla base del registro scritto a Venafro nella 111ª Compagnia Protezione Ponti prestavano servizio 63 volontari italiani.
Pod dowództwem por. Feliksa Kępy 111 Kompania Ochrony Mostów szkolona była w Roccasicura przez kolejne cztery tygodnie w surowych warunkach terenowych i klimatycznych.
111 Kompania Ochrony Mostów złożona była na wzór brytyjski z trzech plutonów, a każdy pluton z trzech drużyn ( sapersko – szturmowej, szturmowej i wsparcia ), pocztu bojowego dowódcy kompanii oraz z pocztu gospodarczego. Oddział nie posiadał wspomnianej łączności radiowej ani drużyny sanitarnej. Zadania te wyznaczono przydzielonym w akcji obserwatorom artyleryjskim zaopatrzonym w środki łączności oraz oddzielnie w obsługę sanitarną ściśle współpracujących oddziałów. Po utworzeniu w czerwcu 1944 r. Zgrupowania Commando korzystano z obsługi radiowej i sanitarnej 1. Samodzielnej Kompanii Commando (czytaj też: Kompania polskich komandosów w Capracotta i Pescopennataro).
Il 5 maggio 1944, il campo della 111ª Compagnia Protezione Ponti fu visitato dal comandante della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi, il generale Bronisław Duch, che davanti all’unità pronunciò un discorso riguardante la fratellanza storica tra le armi polacche e italiane.
Durante la battaglia di Monte Cassino, il 12 maggio, il tenente Feliks Kępa ricevette un ordine informale dall’ufficiale dell’unità sanitaria di inviare un plotone di volontari al massiccio di Cassino per aiutare a portare i feriti del primo attacco. Il tenente Kępa fu chiamato nel quartier generale del II Reparto presso il comando del 2° Corpo d’Armata Polacco, dove fu informato che avrebbe dovuto eseguire solo gli ordini emessi dal col. Władysław Michniewicz [una chiamata urgente al Reparto II informa della subordinazione diretta della 111ª Compagnia Protezione Ponti durante la battaglia di Monte Cassino. Il colonnello Michniewicz era ufficiale responsabile dell’intelligence della 3ª Divisione dei Fucilieri dei Carpazi, il che indica che la compagnia polacco-italiana era a disposizione di intelligence della Divisione dei Carpazi / nota dell’autore]. Ciò significava che la 111ª Compagnia non era più sottoposta direttamente al comando britannico. Fu anche dato l’ordine di mandare al II Reparto alcuni soldati della 111ª Compagnia per insegnargli a usare la radio da campo.
Raggruppamento Commando
Il 3 giugno 1944 al comandante della compagnia polacco-italiana giunse notizia che sarebbe stata unita al Raggruppamento Commando. Lo stesso giorno il campo a Venafro è stato visitato dal maggiore Władysław Smrokowski, comandante della 1ª Indipendente Compagnia Commando (6 Troop, No. 10 Inter-Allied Commando). Il compito operativo della 111ª Compagnia Protezione Ponti venne cambiato e il giorno successivo fu trasferita, insieme alla 1ª Compagnia Indipendente Commando, al nuovo punto di sosta a Oratino vicino a Campobasso.
Il Raggruppamento Commando passò sotto il comando diretto del maggiore Smrokowski e messo a esclusiva disposizione del comando del 2° Corpo d’Armata Polacco. Il compito organizzativo e di addestramento fu affidato agli istruttori della 1ª Compagnia Indipendente Commando.
A Oratino, la compagnia italo-polacca fu sottoposta a un intenso addestramento delle tecniche di combattimento dei commando britannici e denominata (in maniera non ufficiale) dal tenente Feliks Kępa la 2ª Compagnia “Commando”. Questo nome fu accettato dal tutto il Raggruppamento Commando. Non era possibile dare ai soldati della 111ª Compagnia lo status ufficiale di ’unità britannica COMMANDO, poiché ciò spettava esclusivamente ai soldati della 1ª Compagnia Indipendente Commando formata nella Città di Cupar in Scozia, principalmente dai volontari provenienti dalla 1ª Brigata dei Fucilieri.
A Oratino, la compagnia del tenente Kępa alloggiava in uno degli edifici più grandi della città, mentre i commandos del maggiore Smrokowski furono collocati in alloggi individuali.
Durante questo periodo hanno presentarono le dimissioni dal servizio più di una dozzina di volontari italiani. Nella compagnia, invece, furono reclutati circa venti giovani volontari jugoslavi, giunti in Italia dai vari gruppi partigiani. Avevano già esperienza nei combattimenti e furono sottoposti ad addestramento congiunto sotto gli ordini del capitano Stanisław Zalewski.
Nella seconda metà di giugno del 1944 la 111ª Compagnia Protezione Ponti contava 23 ufficiali e sottufficiali polacchi, 68 volontari italiani e 20 volontari jugoslavi.
I jugoslavi, originari soprattutto dalle unità di Mihailović, furono assegnati ai tre plotoni della 111ª compagnia, 7 per ogni 1° e 2° plotone e 6 per il 3° plotone.
Il soldato più giovane della 111ª Compagnia Protezione Ponti era Carmine Pecorelli, nato nel 1928 e proveniente da Sessano del Molise. Nel dopoguerra, divenne un famoso avvocato e giornalista. È stato assassinato in circostanze inspiegabili nel 1979 a Roma. I più grandi d’età tra i soldati italiani erano invece Angelo Valerio e Pietro D’Alessandro, nati nel 1911.
Sulla base delle memorie del tenente Feliks Kępa è stato stabilito che la composizione organizzativa della 111ª Compagnia Protezione Ponti era la seguente:
Il 21 giugno 1944, dopo tre settimane di allenamento, il Raggruppamento Commando fu spostato nel fronte adriatico a Monte Pagano, e il 30 giugno a Porto San Giorgio. Il 4 luglio a Monte Lupone i soldati del Raggruppamento furono assegnati sotto il comando della 2ª Brigata Corazzata. Dopo una giornata furono trasferiti a Castelfidardo, dove presero le posizioni lasciate dai tedeschi nella fabbrica di fisarmoniche Soprani e nelle case adiacenti.
Sul fronte adriatico, sull’ala sinistra del 2° Corpo d’Armata Polacco in quel momento stavano combattendo sotto il comando polacco anche il Corpo di Liberazione Italiano e la Brigata Maiella.
L’8 luglio 1944, il Raggruppamento Commando, per ordine del generale Władysław Anders fu subordinato alla 3ª Divisione dei Fucilieri dei Carpazi e si trasferì sul fronte lungo la costa vicino a Numana. Aveva il compito di sostenere il Reggimento Ulani dei Carpazi e della 3ª compagnia del 5° Battaglione Fucilieri dei Carpazi, esausti nelle lotte di inseguimento, che riuscirono a conquistare le postazioni a sud di Monte Freddo e il ponte di Numana, già preparato dai tedeschi all’esplosione. La 111ª Compagnia Protezione Ponti si posizionò in prima linea davanti al Monte Freddo sulla base di Villa Virginia, mentre la 1ª Compagnia Indipendente Commando si stabilì in retroguardia a Villa Terni. Per decisione del comandante della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi, il Raggruppamento Commando ricevette il nome in codice “Fiordalisti” (in polacco significa “Bławaty”).
Villa Virginia. (fot. K. Piotrowski,VII 2019 r.) Villa Terni. (fot. K. Piotrowski,VII 2019 r.)
La 2ª Compagnia “Commando” sostituì la 3ª compagnia del tenente Adam Puzoń, sfinita dalle battaglie di inseguimento. Nella prima linea furono posizionati il 2° plotone del caporal maggiore cadetto Adam Hodur e il 3° plotone del sergente Hieronim Gruszczyński. Il 1° plotone del sottotenente Tadeusz Zontek fu mandato sull’ala destra della Compagnia con il compito di dare supporto alle posizioni di Reggimento Ulani dei Carpazi vicino al ponte di Numana conquistato. La cellula di combattimento (poczet bojowy) del tenente F. Kępa si stabilì a Villa Virginia.
Le posizioni tedesche più vicine si trovavano di fronte a una distanza di circa 200 metri. Erano appoggiate sui forti punti di resistenza del Il Coppo (92 m sopra livello del mare) e il Monte Freddo (134 m sopra livello del mare) che si innalzavano a nord-est di Villa Virginia. Davanti al Il Coppo, nell’area situata di fronte alle posizioni occupate, c’era un stoghound distrutto e i corpi di due soldati polacchi caduti, dell’allievo ufficiale Martin e del caporal maggiore Ważny. Il caporal maggiore Ważny con il suo plotone aveva conquistato il colle 553 sulla Linea Hitler a Piedimonte San Germano. A quel tempo le posizioni di difesa dalla parte avversaria, a partire da Numana dalla strada n. 16 furono occupate dalle compagnie del 2° Battaglione del 993° Reggimento Granatieri (278 Divisione Fanteria) e sostituite successivamente con il Gruppo di Battaglia Peter. Sulle posizioni tedesche vicino a Villa Virginia c’erano undici postazioni con mitragliatrici e la presenza di un cannone semovente M 43.
Le posizioni tedesche in quest’area facevano parte del fronte di difesa sulla Linea Edith e si trovavano a circa 12 chilometri da Ancona.
Nella sezione sotto Numana le posizioni acquisite furono protette dal fuoco del 1° squadrone del 3° Reggimento Artiglieria Leggera dei Carpazi. A Villa Virginia si trovava la squadra di comunicazione e osservazione sotto il comando del tenente Władysław Łuczyński. Il comando del Reggimento Ulani dei Carpazi fu di stanza nel palazzo del Marchese Bianchini – Gonzaga.
La conquista di Monte Freddo
“Non ci aspettavamo che quando il sole sorgesse sopra le colline, avremmo iniziato il nostro primo fervente combattimento”.
(Mirosław Derecki, “Kamena” n. 12, 1986)
Il 9 luglio 1944 da Villa Terni, a più di un chilometro di distanza, arrivò a Villa Virginia “armato” solo di bacchetta da ufficiale il comandante del Raggruppamento di Commando, il maggiore Władysław Smrokowski, emettendo ordini per la ricognizione di Monte Freddo. Con il mag. Smrokowski e il tenente Kępa partirono i soldati del 3° plotone del sergente Gruszczyński e i soldati della cellula di combattimento (poczet bojowy) del comandante della compagnia. Attraversando di soppiatto un terreno leggermente in salita ricoperto da fitta vegetazione, si avvicinarono a una casa di campagna in pietra. Qui, il maggiore Smrokowski, indicando gli edifici dichiarò con calma al comandante della 2ª Compagnia “Commando”:
“Vivrai abbastanza bene qui (…), questo sarà il tuo punto di sosta. Lì, in quel mais sulla destra metterai un plotone, in questa vigna il secondo plotone e sarà tutto a posto”.
(Mirosław Derecki, “Kamena” n. 13, 1986)
Il maggiore Smrokowski decise così di avanzare nelle posizioni sfavorevoli sul versante meridionale del Monte Freddo e di conquistare la collina con una visione completa dei tedeschi nelle posizioni polacche.
La situazione evolse rapidamente. La conversazione ascoltata dai tedeschi a distanza ravvicinata risvegliò il fuoco delle armi leggere. Il tenente Kępa emise un ordine immediato di attaccare le posizioni interrate del nemico, mentre il maggiore Smrokowski iniziò a chiedere supporto al secondo plotone di A. Hodur, sapendo che era appena iniziato un feroce scontro a fuoco a distanza ravvicinata.
I soldati della compagnia polacco-italiana si lanciarono con destrezza nelle posizioni tedesche. All’interno della casa furono gettate le granate iniziando allo stesso tempo a conquistare di corsa le posizioni tedesche interrate.
Nei combattimenti spietati, il fuoco delle mitragliatrici e altre armi leggere si mischiavano con le esplosioni delle granate. I tiratori scelti tedeschi a causa delle distanze ravvicinate riuscirono a sparare un colpo solo, alzando le mani. Nel frattempo, il fuoco di sbarramento anche dall’artiglieria nemica, concentrando il fuoco sulla propria linea difensiva che si trovava sotto attacco.
Un rapido attacco di sorpresa della compagnia polacco-italiana spezzò rapidamente la resistenza dei difensori sul Monte Freddo. Una dozzina di essi fu uccisa e molti furono fatti prigionieri. Furono inutili i tentativi di Hauptmann Wiedemann di fermare i suoi soldati che stavano scappando dalla linea di difesa della collina. Nel giro di un’ora, la 2a Compagnia “Commando” conquistò le più importanti posizioni del nemico.
Durante l’assalto cadde il caporale cadetto Zbigniew Wierzbicki, che sparando saltò nella trincea dell’avversario durante l’esplosione di una granata.
Nel frattempo arrivarono i rinforzi del secondo plotone, i quali finalmente pulirono Monte Freddo. Nell’area conquistata fu immediatamente organizzata la linea di difesa sulla base delle trincee e posizioni tedesche. Il tenente Łuczyński organizzò in fretta il fuoco di artiglieria, indispensabile in questa battaglia. L’attacco a Monte Freddo fu anche supportato e protetto dai mezzi corazzati del 1° squadrone del Reggimento Ulani dei Carpazi. I prigionieri furono portati a Villa Virginia, mentre i caduti furono trasferiti in una delle trincee sul Monte Freddo.
Lo stesso giorno furono respinti altri quattro contrattacchi tedeschi, che cercavano di riconquistare le posizioni dominanti perse sul Monte Freddo. Intorno alle ore 16, durante un altro tentativo dei tedeschi di riconquistare la collina cadde Gino Capotosto, colpito in testa da un cecchino.
Dopo questa prima vittoria nella compagnia regnava un forte spirito di successo, nonostante il fatto che nella battaglia fossero caduti due soldati. Nel casolare che fu conquistato, chiamato “Contadino”, fu organizzato il posto di comando. Da questa posizione era possibile osservare l’area davanti la linea di fronte e distribuire gli approvvigionamenti.
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