STORIA

Seconda guerra mondiale: La vicenda degli italiani che divennero soldati polacchi per battersi contro i tedeschi

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La vicenda degli italiani che durante la seconda guerra mondiale divennero soldati polacchi per battersi contro i tedeschi. Questo articolo è disponibile sul nostro sito nella sua versione originale in lingua polacca: Włosi w 2 Korpusie Polskim: Historia polsko-włoskiego oddziału 111. Kompani Ochrony Mostów

La storia dei soldati del 2° Corpo d’Armata Polacca che durante la seconda guerra mondiale sconfissero i tedeschi a Monte Cassino, liberando Ancona e Bologna è ben nota al pubblica italiano. Pochi però sanno che nella divisa polacca sotto comando del generale Władysław Anders c’erano anche i soldati italiani.

La campagna difensiva della decima armata tedesca e le dure condizioni dell’inverno a cavallo tra il 1943 e il 1944 fermarono il progresso dell’offensiva alleata in Italia. Il fronte si stabilizzò lungo la Linea Gustav attraversando la Penisola Appenninica nel suo punto più stretto, lungo i fiumi Sangro e Garigliano, dietro i quali si trovavano le montagne dell’Appennino centrale.

Alla luce dello sfavorevole sviluppo della situazione, fu deciso di usufruire dell’esperienza imperiale dell’esercito britannico e di coinvolgere la popolazione locale nella lotta contro i tedeschi. Le attività sovversive, effettuate dalla gente del posto che non aveva problemi di lingua e aveva una perfetta conoscenza del territorio, portarono i risultati attesi. Fu allora che ebbe inizio la ricerca dei soldati volontari.

Le autorità militari britanniche promisero al generale Władysław Anders di reclutare e fornire volontari italiani che sarebbero stati poi selezionati dagli istruttori polacchi. Il compito di trovare volontari adeguatamente motivati ​​nella regione molisana fu affidato a colloqui riservati al comando del 2° Corpo d’Armata Polacco (pol. 2 Korpus Polski) a seguito dei fallimenti nella prima e nella seconda battaglia di Monte Cassino. Fu necessario rompere l’impasse, e tentare parallelamente nuove esperienze in un territorio sfavorevole.

Fu presa la decisione di formare l’unità dell’esercito polacco-italiana per compiti sovversivi e di sabotaggio. Per ingannare l’avversario la compagnia venne stata chiamata 111ª Compagnia Protezione Ponti (pol. 111 Kompania Ochrony Mostów). I volontari italiani dovevano portare la stessa uniforme dei soldati del 2° Corpo d’Armata Polacco – la divisa britannica con i distintivi militari polacchi. I soldati italiani avevano però l’obbligo di nascondere i loro documenti e le piastrine identificative che rilevano loro nazionalità prima di ogni entrata in azione.

Roccasicura

Alla fine di febbraio del 1944, la cittadina di Roccasicura in provincia di Isernia fu designata come il luogo del primo raggruppamento di volontari reclutati. Il personale organizzativo e di addestramento dell’unità fu formato dagli ufficiali e dai sottufficiali delegati della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi (pol. 3 Dywizja Strzelców Karpackich), che si trovava nella sezione al fronte sul fiume Sangro.

La Divisione dei Carpazi dal dicembre 1943 e nei primi mesi del 1944 si trovava nella regione molisana posta al confine con l’Abruzzo nelle città più vicine alla Linea Gustav.

La veduta della città di Roccasicura dal palazzo del comune. (Foto: K. Piotrowski, VII 2019)

Il comando polacco in breve tempo nominò istruttori adeguati e dopo la selezione dei volontari italiani fu creata la compagnia sovversiva. L’addestramento militare fu complesso e comprendeva anche le operazioni d’assalto, di ricognizione e dei genieri.

Il primo comandante della 111ª Compagnia Protezione Ponti fu, per ordine del generale Bronisław Duch, il maggiore Andrzej Racięski, vice comandante del 3° Reggimento Artiglieria Controcarri dei Carpazi (3 Karpacki Pułk Artylerii Przeciwpancernej).

Durante il servizio a Roccasicura, il maggiore Racięski con la nascente unità rimaneva a completa disposizione delle autorità militari britanniche insieme agli istruttori assegnati ai corsi di competenza. All’arrivo a Roccasicura, il maggiore Racięski fu informato da un ufficiale britannico che la creazione dell’unità italo-polacca era della massima segretezza e che, se necessario, sarebbero stati reclutati in tutto dai cento ai duecento volontari italiani. Entro tre settimane l’unità doveva raggiungere la preparazione completa per il combattimento. Era previsto un allenamento intensivo che prevedeva l’uso completo dei vari tipi di armi alleate e nemiche, tecniche di combattimento in mischia e di sopravvivenza in tutte le condizioni del terreno e meteorologiche. La compagnia fu divisa secondo la struttura dell’esercito britannico in tre plotoni, all’interno dei quali furono separate in squadre di 2-6 soldati, capaci di compiere operazioni indipendenti. La compagnia non possedeva apparecchiature per le comunicazioni via radio e fu informata che durante le operazioni sul retro del nemico non poteva ricevere supporto da altre unità.

Inizialmente, a Roccasicura, la compagnia contava circa 40 volontari italiani e 7 ufficiali e sottufficiali polacchi.

Tutti i candidati davanti agli testimoni dovevano firmare contratti per il servizio militare come volontari, consapevoli di rischiare morte e invalidità senza il diritto al risarcimento. Il contratto garantiva invece il diritto alle cure negli ospedali militari in caso di ferite e malattie. La retribuzione giornaliera per i volontari era la stessa stabilita dalle autorità alleate per i lavoratori italiani e ammontava a 50 AM-lire.

Le dimissioni potevano essere presentate volontariamente con il preavviso di 24 ore e senza il diritto di risarcimento. L’espulsione dal servizio doveva avvenire immediatamente in caso di violazione della disciplina militare. L’esercito britannico forniva uniformi, equipaggiamento, armamenti e cibo. Dei rifornimenti si occupava direttamente il capitano dell’amministrazione, Grienfild Arwin, che svolgeva lo stesso compito nel 3° Reggimento Artiglieria Controcarri dei Carpazi. Il compito dell’addestramento al combattimento spettava principalmente agli ufficiali polacchi, che avevano combattuto in Libia, ex ufficiali della Brigata Indipendente Fucilieri dei Carpazi e ai militari britannici esperti nelle tecniche di sabotaggio.

Dei 250 volontari italiani firmarono il contratto 170, ma solo alcuni di loro sono stati lasciati nell’unità che si stava formando. Fino ad oggi non è stato possibile chiarire dove siano andati gli italiani non qualificati alla 111ª Compagnia Protezione Ponti.

Diamo voce al maggiore Andrzej Racięski, che così ricordava le raccomandazioni del maggiore britannico a Roccasicura:

“Senza il riposo domenicale, entro tre settimane, i soldati devono essere preparati ad agire in modo indipendente (…), in ogni tipo di terreno. In montagna, sulle cime e sui pendii e nei precipizi. Nei fiumi e nei torrenti. Nelle strade e sui tetti delle case. Giorno e notte. Nella fame e nel freddo. Nel fuoco nemico e durante l’inseguimento. Vedere tutto e ricordarlo meticolosamente. Relazionare. Se necessario, distruggere con le granate o materiali esplosivi i ponti, i vari obiettivi e i cannoni tedeschi. Combattere da soli, usando proiettile, granata, coltello, testa a testa, mazza, pugno, gamba e testa. Non contare mai su nessun aiuto. Raccogliere sempre messaggi e documenti. E soprattutto: catturare un prigioniero “.

(Mirosław Derecki, “Kamena” n. 6, 1986)

Il 25 marzo 1944 il tenente Feliks Kępa, comandante della 3ª Compagnia del 5° Battaglione Fucilieri dei Carpazi fu delegato dal vicino Rionero a Roccasicura con l’ordine di assumere il comando del 111ª Compagnia Protezione Ponti. Il Maggiore Racięski tornò invece alla sua unità principale con il compito urgente, in vista dell’imminente quarta battaglia di Monte Cassino, di addestrare i soldati dei tre squadroni a usare i mortai da 4.2 pollici.

Gli ufficiali e i sottufficiali della 111ª Compagnia Protezione Ponti arrivarono dal 4 °, 5 ° e 6 ° Battaglione dei Fucilieri dei Carpazi e dal 3° Battaglione Mitragliatrici Pesanti dei Carpazi (3 Karpacki Batalion CKM ) e dal 12° Reggimento Ulani di Podolia (12 Pułk Ułanów Podolskich). Il sottotenente Edward Zalewski, proveniente dal campo base del 2° Corpo d’Armata Polacco a San Basilio, fu nominato il vice comandante della compagnia italo-polacca. Nonostante il fatto che  il Reggimento Ulani dei Carpazi,  che apparteneva alla Brigata Indipendente Fucilieri dei Carpazi, aveva combattuto in Libia contro le truppe italo-tedesche dell’Afrika Korps, tra i polacchi e gli italiani non si percepivano gli rancori. La Polonia e l’Italia non si sono mai dichiarate guerra e questo sicuramente influenzò le relazioni tra i soldati. Dopo i combattimenti in Nord Africa, invece, gli inglesi furono visti dagli italiani in maniera decisamente diversa.

L’aquila polacca prodotta in Canada da Scully e i fregi della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi, ricamate a macchina e a mano in Medio Oriente nel 1943. Secondo i ricordi dei soldati italiani fregi di questo tipo venivano applicati sulle uniformi della 111ª Compagnia Protezione Ponti. (Collezione K.Piotrowski)

Durante la formazione della compagnia, nonostante le barriera linguistica iniziale, tra i soldati polacchi e italiani si creò un legame di amicizia. I secolari legami culturali tra l’Italia e la Polonia, nonché il desiderio attuale di combattere contro il comune occupante tedesco influenzarono positivamente lo spirito di fraternità. Gli italiani che si offrirono come soldati volontari provenivano da diverse classi sociali, ma la maggior parte aveva precedentemente prestato servizio nell’esercito. Tra loro c’erano anche volontari provenienti dalle regioni del nord Italia separate dal fronte.

I soldati della 111ª Compagnia Protezione Ponti parlavano tra di loro il gergo polacco-italiano, mentre tutti i comandi venivano impartiti in polacco. Nel frattempo, i soldati polacchi apprendevano rapidamente la lingua locale.

Sotto il comando del tenente Feliks Kępa la 111ª Compagnia Protezione Ponti fu addestrata a Roccasicura per le quattro settimane successive, in un territorio difficile e in durissime condizioni climatiche.

Krzysztof Piotrowski
Esperto della storia della battaglia di Monte Cassino. Dal 1996 conduce approfondite ricerche sul campo di battaglia nella sezione relativa all’attacco polacco. Nato a Oława nel 1974. Laureatosi in Giurisprudenza e Amministrazione presso l’Università di Wrocław nel 2001, Piotrowski si è dedicato alla ricerca storica, concentrandosi in particolare sul 2° Corpo d’Armata Polacco e sui luoghi di memoria nazionale polacca in Italia. Promotore del monumento della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi e della 2ª Brigata Corazzata a San Vittore del Lazio. Coautore della targa commemorativa della 1ª Indipendente Compagnia Commando a Pescopennataro. Ha ricevuto numerose onorificenze, tra cui la Medaglia Pro Memoria (2009), la Croce commemorativa della 3ª Divisione Fucilieri dei Carpazi (2014) e la Croce del Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica di Polonia (2015).

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